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Basso Medioevo

Table of contents
1 Sacro romano impero
2 I barbari
3 La società dei Germani
4 I regni romano-barbarici
5 Principali regni romano-barbarici
6 La Chiesa ed il monachesimo
7 Carlo Magno
8 Nascita della società feudale
9 Gli Stati nazionali in occidente
10 Regno d’Inghilterra
11 Regno di Francia.
12 Stati Iberici
13 Gli Arabi
14 I Normanni
15 L'impero danese
16 I Variaghi a est
17 Espansione normanna a ovest
18 Espansione normanna a sud
19 Federico II

Sacro romano impero

Il Sacro romano impero sorse nell'800 e si dissolse nel 1806. Sebbene, nei secoli, i confini abbiano subito grandi trasformazioni, fulcro dell'impero fu sempre la regione tedesca. Dal X secolo furono sempre i re di Germania, nominati dai grandi elettori, a essere incoronati imperatori dai papi di Roma. Il Sacro romano impero rappresentò un tentativo di ricostituire l'impero romano d'Occidente, la cui struttura giuridica e politica si era deteriorata durante il V e VI secolo. La carica imperiale restò vacante dopo la deposizione di Romolo Augustolo nel 476. L'impero bizantino mantenne la sovranità nominale sui territori appartenuti all'impero d'Occidente e molte delle popolazioni germaniche che vi si erano stanziate riconobbero formalmente l'autorità del sovrano di Costantinopoli. In seguito al formarsi di regni germanici cristianizzati indipendenti, durante il VI e VII secolo, gli imperatori bizantini persero ogni autorità effettiva in Occidente, mentre si affermò il potere della Chiesa d'Occidente, in particolare durante il pontificato di Gregorio I (590-604). Il papato cominciò a opporsi alle interferenze dell'imperatore di Costantinopoli nelle questioni dottrinali e politiche della Chiesa di Roma. Il conflitto si acuì sotto il regno dell'imperatore bizantino iconoclasta Leone III (717-741), che proibì l'uso delle immagini sacre nelle cerimonie religiose causando la rottura con il papato (730-732). Sciolti i legami con la corte imperiale, il papato mirò a riportare in vita anche formalmente l'impero d'Occidente e ad assumerne la guida. Mancando di una forza militare e di strutture politico-amministrative proprie, la Chiesa conferì lo status imperiale a Carlo Magno, salito sul trono franco nel 768.

Il 25 dicembre dell'800 papa Leone III incoronò l'imperatore Carlo Magno a Roma. Questo atto stabilì un importante precedente, conferendo al papa il diritto, spesso esercitato nei settecento anni successivi, di scegliere, incoronare e perfino deporre gli imperatori. Nella sua prima forma di entità politica unitaria, l’impero d'Occidente sopravvisse meno di venticinque anni alla morte di Carlo Magno (814), infatti, il regno del figlio e successore Ludovico I il Pio fu funestato dalla lotta tra gli eredi. Ludovico I il Pio (814-840). stabilì l'ordine di successione al trono tra i suoi figli: Lotario I, Ludovico II il Germanico e Pipino d'Aquitania; pi tardi, però, volle includere fra i successori anche Carlo II il Calvo, avuto in seconde nozze. Gli altri figli si ribellarono alla decisione del padre e combatterono per la supremazia. Alla morte di Pipino (838), l'Impero fu suddiviso tra i fratelli sopravvissuti con il trattato di Verdun (843). Il trattato metteva fine alla lotta per il possesso del regno franco creato da Carlomagno, stabilendone la divisione in tre parti: a Lotario I, successore del padre sul trono del Sacro romano impero, furono assegnate le regioni centrali comprendenti l'Italia, i Paesi Bassi, l'Alsazia, la Lorena e la Borgogna; a Ludovico II il Germanico il controllo del regno franco orientale (Germania) Carlo il Calvo (imperatore del Sacro romano impero con il nome di Carlo II) ricevette la parte occidentale del regno franco, che divenne il regno di Francia.

Dopo il regno di Berengario I del Friuli (905-924), re d'Italia, incoronato imperatore da Giovanni X, il trono imperiale rimase vacante per quasi quarant'anni. In questo periodo il regno franco orientale (Germania), sotto il governo di Enrico I l'Uccellatore e del figlio Ottone I, si impose come il pi potente d'Europa. Ottone fu un fidato alleato della Chiesa, e nel 1951 combatt in favore di papa Giovanni XII contro Berengario II, re d'Italia che aveva imprigionato la regina Adelaide, vedova di Lotario, che ne aveva usurpato il trono. Sconfitto Berengario, Ottone sposò Adelaide, facendosi incoronare re d’Italia. Nel 962 fu incoronato imperatore del Sacro romano impero dal papa Giovanni XII; l’anno successivo, però, il pontefice cospirò contro di lui e Ottone, che ambiva a subordinare la Chiesa all’autorità imperiale, lo fece deporre e sostenne l’elezione al soglio pontificio di Leone VIII.

L'impero d'Occidente, prima come unione instabile tra i regni di Germania e d'Italia, e successivamente costituito solo da regni tedeschi, esistette da allora ininterrottamente per oltre ottocento anni. Durante la fase italo-tedesca, peculiare fu la contesa tra i papi (in particolare Gregorio VII) e gli imperatori (Enrico IV) per la lotta per le investiture, cui pose fine il concordato di Worms (1122) stipulato dall'imperatore Enrico V e da papa Callisto III. Sebbene tutti gli imperatori fossero anche re tedeschi, trascurarono gli interessi locali, di conseguenza in Germania non pot formarsi uno stato forte e centralizzato di tipo moderno, come avvenne in Francia, Inghilterra e Spagna, invece, si rafforzò l'autorità feudale, che diede origine ad una miriade di piccoli regni. Tra papato e impero, nel XII secolo si inasprì la lotta per il predominio. Nel 1157 Federico I Hohenstaufen (Barbarossa) designò ufficialmente come "sacro" l'impero da lui guidato, intendendo accentuare il mandato religioso di cui si sentiva investito. Questo fatto compromise le relazioni con il papato. Adriano IV, infatti, sosteneva che l'impero retto da Federico fosse un feudo di proprietà del papato, e contestava l'affermazione dell'imperatore (appoggiato dai vescovi tedeschi, molti dei quali erano suoi feudatari) di aver ricevuto il titolo imperiale direttamente da Dio. Federico I cercò di piegare sia l’insofferenza dela nobiltà tedesca verso una superiore autorità politica, sia l'autonomia di governo dei comuni italiani. I suoi interventi armati in Italia si scontrarono con la resistenza opposta dalla Lega lombarda. La vittoria della Lega su Federico Barbarossa a Legnano (1176) garantì l'autonomia dei comuni, indebolendo nella penisola italiana l'autorità imperiale, restaurata parzialmente dal figlio di Federico, Enrico VI, che riuscì a imporre con le armi i propri diritti dinastici in Sicilia (1195 – aveva sposato Costanza d’Altavilla). Il potere dell'imperatore si ridusse notevolmente durante il "grande interregno" (1254-1273). L'indebolimento dell'autorità imperiale favorì il papato, che dagli scontri tra i pretendenti al trono acquisì nuova forza. Dal 1273, con Rodolfo I, capostipite della dinastia degli Asburgo, i re tedeschi avanzarono pretese dirette al titolo imperiale, spesso riconosciute dai papi. La carica tuttavia era ormai poco pi che onoraria, poiché istituzionalmente l'impero si era organizzato come una confederazione di stati sovrani, poco coesa e con un'autorità imperiale soltanto nominale. quando Ludovico IV, assunse il titolo nel 1314, sembrò aumentare il prestigio dell'istituto imperiale, ma nel 1356 la promulgazione da parte di Carlo IV della [Bolla d'Oro]], tesa a regolarizzare la procedura per l'elezione dell'imperatore, accrebbe l'importanza dei principi elettori a scapito del ruolo svolto dal pontefice. Nei centocinquant'anni successivi, il titolo imperiale fu legato alla casa d'Asburgo. Durante il regno di Carlo V l'estensione dell'impero raggiunse il suo apice ma gli elementi di coesione della struttura imperiale erano dinastici e assai labili. L'idea tipicamente medievale di uno stato che esercitasse sia l'autorità temporale sia quella spirituale sopravvisse in teoria, ma era contraddetta dalla realtà e fu definitivamente affossata dal diffondersi della Riforma protestante. L'unità dell'impero fu indebolita quando, nel 1555, la pace religiosa voluta dagli Asburgo permise a tutte le città libere e a tutti gli stati della Germania di scegliere se adottare il luteranesimo o il cattolicesimo. Con la pace di Vestfalia (1648), che pose fine alla guerra dei Trent'anni, l'impero perse ogni autorità effettiva sugli stati membri. Furono avvertite come espansionismo asburgico, non come rinascita imperiale, le acquisizioni dei territori italiani nel secolo successivo. Quando con la pace di Presburgo (1805), la Francia napoleonica favorì e garantì il distacco di Baviera, Baden, Württenberg e di altri principati minori, il destino del Sacro romano impero fu segnato, infatti, a causa dei fondati timori in merito a possibili pretese al titolo imperiale di Napoleone Bonaparte, Francesco II lo sciolse ufficialmente il 6 agosto 1806 per costituire l'impero d'Austria.

I barbari

I Romani chiamavano barbari popoli che non facevano parte dell'impero. I primi a migrare verso l’Occidente furono i Goti, spinti dagli Unni che, dall’Asia, avevano raggiunto la Russia. I Germani, che si erano stabiliti nell’Europa centrale, oltre il Reno ed il Danubio, vivevano di caccia, razzie, allevamento e dei prodotti di un’agricoltura arretratissima. Anche la loro religione era assai primitiva. Col tempo gli scambi commerciali nelle zone di confine e la diffusione del Cristianesimo ariano produssero un certo incivilimento, ed alcune popolazioni barbare ottennero il permesso di stanziarsi nei territori dell’impero come foederati (alleati). Essi avevano alcuni diritti dei provinciali, coltivavano la terra, e s’impegnavano a difendere i confini, era però proibito il matrimonio tra barbari e Romani. Durante il V secolo d.C., alcuni popoli barbari approfittarono dell’indebolimento dell’impero per invaderne i territori.

La società dei Germani

La base della società dei Germani era la Sippe, che riuniva alcune famiglie (fare) consanguinee. I terreni coltivati erano proprietà comune. Ogni Sippe era autosufficiente. Solo in occasione delle migrazioni le Sippe si riunivano in trib.

In caso di guerra gli Arimanni (guerrieri) eleggevano un capo supremo. Esistevano tre classi sociali: gli arimanni (uomini liberi - guerrieri), gli aldii (semiliberi) e gli schiavi (prigionieri di guerra). I Germani non conoscevano la scrittura, quindi le loro leggi e tradizioni erano tramandate oralmente. Non esistevano tribunali e si esercitava la vendetta privata (faida), poi sostituita da una multa (guidrigildo).

I regni romano-barbarici

Già prima del 476, quando Odoacre depose Romolo Augusto, nelle regioni periferiche dell’impero d’Occidente si erano formati i cosiddetti regni romano – barbarici. I re barbari governavano, ufficialmente, in nome dell’imperatore, ma, in realtà, erano indipendenti. I barbari si erano sovrapposti alla popolazione locale senza fondersi con essa: avevano confiscato ai latifondisti un terzo delle terre e vi si erano stabiliti. Pertanto la popolazione locale manteneva le proprie leggi e la propria religione cattolica, mentre i barbari conservavano le proprie usanze e restavano ariani. L’esercito era formato solo da barbari che, essendo una minoranza, dovevano accentrare nelle loro mani il potere militare, mentre l’amministrazione era affidata ai colti ex cittadini dell’impero. Con gli anni la convivenza tra barbari e locali raggiunse un certo equilibrio. I regni romano – barbarici furono di breve durata, l’unico che non scomparve fu il Regno dei Franchi, che diventò uno Stato Nazionale.

Principali regni romano-barbarici

Regno visigoto

I Visigoti, che erano già stati fermati dal generale Stilicone nel 402, nel 410 scesero nuovamente in Italia, guidati da Alarico e saccheggiarono Roma (1° sacco di Roma), ma quando Alarico morì, il suo successore decise di risalire l’Italia, attraversò la Gallia e si stanziò in Spagna. La lex Visigothorum (506) una delle prime leggi scritte formulate dai barbari. Il Regno Visigoto sopravvisse fino all’invasione araba del 711.

I Goti

I Goti giunsero nell'Europa centrale dalla Svezia, attraversando il mar Baltico e spingendosi sino al bacino della Vistola, nel III secolo d.C. migrarono verso sud, stanziandosi nelle regioni percorse dal Danubio e sul mar Nero dopo aver depredato Tracia, Dacia e numerose città dell'Asia Minore tra le quali Atene (267- 268). Per circa un secolo, le guerre tra gli imperatori romani e i Goti devastarono i Balcani e la regione nordorientale del Mediterraneo. Alcune trib si unirono ai Goti, portando sotto il re Ermanarico alla fondazione di un regno che si estendeva dal mar Baltico al mar Nero (IV secolo). Nel 370 i Goti si divisero in due gruppi: gli Ostrogoti ("Goti dell'est") stabilirono un vasto regno a est del fiume Dnestr alle sponde del mar Nero, i Visigoti ("Goti nobili") occuparono il settore tra il Dnestr e il Danubio.

I Visigoti

Nel 376 i Visigoti, sospinti dagli Unni, cercarono la protezione dell'imperatore romano Valente, che concesse loro il permesso di stanziarsi nella provincia imperiale della Mesia, a sud del Danubio, in cambio dell'impegno a contribuire alla sua difesa. Una rivolta dei soldati goti, provocata dai maltrattamenti inflitti dagli ufficiali romani, si trasformò in una guerra (378), nel corso della quale Costantinopoli fu minacciata. Teodosio (379-395), successo a Valente come imperatore d'Oriente, si riappacificò con i Goti e incluse il loro esercito in quello imperiale. In questo periodo il vescovo Ulfila tradusse la Bibbia in gotico, impegnandosi poi nella conversione dei Goti all'arianesimo. Ulfila (311- 382 ) fu attivo per pi di trent'anni nella Bassa Mesia (parte della Bulgaria) ai piedi degli Haemus (Balcani). Si recò a Costantinopoli nel 360 e nel 381 per difendere gli interessi degli ariani. La sua traduzione della Bibbia segnò l'inizio della letteratura germanica. Alla morte di Teodosio, nel 395, i Visigoti si ribellarono. Alarico invase la Grecia e l'Italia, saccheggiando Roma nel 410 (1° sacco di Roma). Durante la giovinezza di Alarico I (395 - 410), i Visigoti emigrarono verso occidente, incalzati dall’invasione degli Unni, molti si arruolarono nelle truppe ausiliarie di mercenari al servizio dell’imperatore romano Teodosio I. Nel 394 Alarico attestato come comandante di una di queste truppe. Quando, alla morte di Teodosio (395), l’impero fu diviso fra Arcadio (Oriente) e Onorio (Occidente), i Visigoti non si ritennero pi vincolati all’impero e proclamarono proprio re Alarico, che guidò le sue truppe in Grecia, saccheggiò Corinto, Argo e Sparta e risparmiò Atene in cambio di un ingente tributo. Accordatosi con Arcadio, ottenne il governo della provincia romana dell’Illirico. Nel 400 Alarico invase l’Italia, ma fu sconfitto (402) dal generale Flavio Stilicone, ministro di Onorio. Alla morte di Stilicone (408), Attila organizzò una nuova spedizione pose l’assedio a Roma. Perché Attila desistesse dall’assedio, Onorio dovette pagare una notevole somma in oro e liberare circa 40.000 schiavi barbari. Poco dopo, Onorio infranse gli accordi di tregua, e Alarico lo attaccò nuovamente, prima a Ravenna, dov’era stata trasferita la capitale dell’impero d’Occidente, e quindi a Roma (410). La città fu saccheggiata e incendiata e Alarico pretese come parte del bottino anche Galla Placidia, sorella di Onorio. Quindi proseguì verso sud, con l’intenzione di invadere la Sicilia e l’Africa settentrionale, ma ammalatosi, morì nei pressi di Cosenza. Gli succedette il cognato Ataulfo (410-415 d.C.) che condusse i visigoti in Provenza e in Aquitania, dove sconfisse, insieme a Costanzo, generale di Onorio, gli usurpatori Giovino e Sebastiano. Nel 414 d.C. sposò Gallia Placidia che, rimasta vedova l’anno seguente, tornò a Ravenna, dove sposò il generale Costanzo. Poiché Onorio non aveva eredi, designò a succedergli Valentiniano III, nato da tale matrimonio. Ataulfo, dopo aver occupato parte della Spagna, fu assassinato nel 415. I Visigoti conquistarono, tra il 415 e il 418, buona parte della penisola iberica e della Gallia meridionale, ponendo a Tolosa la capitale. Nel 507, Il re franco Clodoveo, sconfisse i Visigoti presso Poitiers, uccidendo il loro re Alarico II e respingendoli in Spagna e impadronendosi di Tolosa e dell'Aquitania (Provenza). L'ultimo re visigoto, Roderico, fu sconfitto dagli Arabi nella battaglia di Rio Barbate nel 711. I Visigoti si ritirarono nel regno delle Asturie.

Gli Ostrogoti

Nel 476 Odoacre aveva deposto Romolo Augusto e spedito a Costantinopoli le insegne imperiali in segno di sottomissione. Odoacre governò l’Italia col titolo di Patrizio, ma l’imperatore Zenone, preoccupato dalla forza del nuovo regno, nel 489 convinse Teodorico, re degli Ostrogoti, ad invadere l’Italia. Teodorico, nel 493, prese Ravenna ed uccise Odoacre e Zenone lo riconobbe suo rappresentante nella penisola. Teodorico era un uomo colto, cresciuto alla corte di Costantinopoli, pertanto conosceva la cultura e l’amministrazione latine e cercò di conservarle scegliendo come suoi collaboratori uomini di grande cultura, quali Cassiodoro, Simmaco e Boezio, pur riservando ai Goti il potere politico e militare. Teodorico si limitò a confiscare un terzo delle terre dei latifondisti, conciliandosi la popolazione locale. Con l’Editto di Teodorico cercò di dare un’unica legge a Goti e Latini. Pur essendo Ariano Teodorico cercò di mantenere buoni rapporti con il pontefice, quando però l’imperatore di Bisanzio riprese a perseguitare l’arianesimo, Teodorico, sospettando un accordo a danno dei Goti, tra papa e imperatore, imprigionò il pontefice e condannò a morte Simmaco e Boezio. Nel 526 Teodorico morì e salì al trono il nipote Atalarico, ancora bambino, sotto la reggenza della madre Amalasunta, figlia del re defunto. Atalarico morì qualche anno dopo in circostanze poco chiare e salì al trono Teodato, secondo marito di Amalasunta e capo dei Goti pi intransigenti, che rifiutavano ogni collaborazione con i Romani: Amalasunta fu prima imprigionata e poi fatta uccidere da Teodato. L’imperatore Giustiniano, col pretesto di vendicare Amalasunta e di combattere l’arianesimo, nel 535 inviò in Italia il generale Belisario a capo di un esercito.

La Guerra Gotica

tra il 535 ed il 553, i Bizantini combatterono in Italia contro i Goti. Vitige, successore di Teodato, dovette arrendersi ai Bizantini. Il suo successore Totila vietò massacri e saccheggi, espropriò i beni della Chiesa e liberò gli schiavi ed i servi, lasciando loro i terreni che avevano coltivato per i padroni e procurandosi in tal modo dei sudditi fedeli e disposti a combattere per lui, mentre i grandi proprietari terrieri fuggirono nelle città bizantine. Nel 552 a Gualdo Tadino Totila fu sconfitto dal generale Narsete che aveva sostituito Belisario. L’ultimo re dei Goti, Teia, cadde combattendo nel 553 ai piedi del Vesuvio. Il regno Goto si dissolse e in Italia tornò il dominio bizantino. Giustiniano, con la Prammatica sanzione (554) estese alla penisola le leggi del Corpus iuris civilis, abolì le confische e le liberazioni di schiavi volute da Totila e restituì le terre ai precedenti proprietari. Narsete restò in Italia e trattò il paese come terra di conquista.

La Chiesa ed il monachesimo

La restaurazione bizantina in Italia mirò al controllo del papato, nell’ottica del tradizionale cesaropapismo orientale, suscitando la viva opposizione dei pontefici. Durante il V e VI secolo la decadenza economica, civile e spirituale che aveva travolto l’Occidente, non aveva risparmiato il clero, tuttavia la Chiesa riuscì a mantenere in efficienza la propria amministrazione ed i seminari, dove si preparavano i sacerdoti, i cosiddetti chierici, che furono i depositari della cultura del tempo.
  • Nel VI secolo in Italia si diffuse il monachesimo, nato in Oriente dall’esperienza degli eremiti e da un tipo di vita monastica separata dal mondo e legata ad una regola assai rigida.
  • Nel 528 circa, San Benedetto da Norcia, fondò il monastero di Montecassino e l’ordine dei monaci benedettini i cui membri si impegnavano ad operare nel mondo con il loro lavoro manuale ed intellettuale (ora et labora) Nelle intenzioni di San Benedetto, i monaci non dovevano impegnarsi nell’evangelizzazione. Alla fine del secolo, però, papa Gregorio I Magno affidò ai monaci l’opera di evangelizzazione dell’Europa barbarica
  • I monasteri si diffusero in Europa e divennero non solo centri religiosi, ma anche economici e di diffusione e conservazione della cultura. Infatti, nelle biblioteche dei monasteri furono raccolti, conservati e copiati moltissimi testi classici che in tal modo si salvarono dalla distruzione.

Carlo Magno

Nel
768, morto Pipino il Breve, il regno dei Franchi fu diviso tra i suoi figli: Carlo e Carlomanno, che trovarono conveniente accettare l’alleanza matrimoniale proposta da Desiderio, re dei Longobardi (Carlo sposò Ermengarda e Carlomanno Gerberga). Nel 771, Carlomanno morì in circostanze oscure, e Carlo rivendicò per sé il regno del fratello (i figli di Carlomanno erano bambini e, per la legge salica la vedova non avrebbe potuto essere reggente, né era accettabile la reggenza del principe longobardo Adelchi, fratello della regina Gerberga). Desiderio, che nel frattempo aveva ripreso la guerra contro il papa, prese le difese dei nipoti contro Carlo. Quando, nel 773, papa Adriano I chiese l’intervento di Carlo contro i Longobardi che assediavano Roma, il re franco non esitò a ripudiare Ermengarda e a scendere in Italia, dove pose l’assedio a Pavia che capitolò nel 774, Desiderio fu portato prigioniero in Francia, Carlo si proclamò re dei Franchi e dei Longobardi, lasciò indipendenti i ducati longobardi di Spoleto e Benevento, onde evitare confini comuni con i Bizantini, e confermò al papa il possesso dei territori donati alla Chiesa nel 756 da Pipino. Carlo condusse una serie di fortunate campagne militari contro i Sassoni, gli Avari e gli Arabi di Spagna. I Sassoni e gli Avari furono convertiti a forza e gli Arabi respinti oltre l’Ebro. Carlo assunse l’epiteto di “Magno”.

Al termine di tali campagne il dominio di Carlo Magno corrispondeva, in parte, ai territori dell’Impero d’Occidente, dissoltosi ormai da quattro secoli. La notte di Natale dell’anno 800, papa Leone III incoronò Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero (sacro perché l’imperatore riceveva la sua autorità dalla Chiesa, romano perché l’imperatore si considerava erede della tradizione imperiale romana). Accettando l’incoronazione da parte del pontefice, Carlo Magno riconosceva la superiorità del papato sull’impero e da tale fatto derivarono in gravi lotte fra papa e imperatore (lotta per le investiture: 1075 - 1122). L’imperatore di Bisanzio rifiutò di riconoscere imperatore Carlo magno, la lotta si protrasse fino all’812, quando Bisanzio riconobbe Carlo imperatore e questi cedette Venezia. Carlo strinse anche un accordo con gli Arabi per proteggere i pellegrini ed i cristiani in Terra Santa.

Il Sacro Roman Impero

Carlo Magno era a capo di una federazione di popoli che conservavano i loro costumi.

  • Organizzazione - la capitale fu posta ad Aquisgrana ed il territorio fu diviso in contee ed in marche di frontiera, nelle zone ex longobarde restarono i duchi. Le contee erano governate a conti che avevano poteri civili (giustizia, imposte, leva), mentre i marchesi avevano anche i poteri militari, per difendere i confini. Ogni anno i Missi dominici (un conte ed un ecclesiastico), rappresentanti dell’imperatore, controllano l’operato di conti e marchesi. Ogni anno, in primavera, si teneva il placito generale, assemblea generale durante la quale il sovrano impartiva le nuove disposizioni a conti, marchesi, vescovi. L’imperatore, secondo la tradizione germanica, legiferava per mezzo di Capitolari (raccolta di capitoli e disposizioni di vario genere).
  • Economia - mentre l’impero romano d’Occidente aveva basato la propria economia sugli scambi commerciali, soprattutto marittimi e sulla vita urbana, gravitando verso il Mediterraneo, il Sacro Romano Impero aveva come base economica l’agricoltura latifondistica, le città erano in decadenza, le strade malsicure e dissestate, la circolazione monetaria era compromessa, i commerci scomparvero quasi del tutto, mentre si andava verso un’”economia chiusa”, tesa a produrre quanto basta a soddisfare i bisogni locali

Carlo Magno cercò di promuovere la ripresa dell’agricoltura, riorganizzò l’amministrazione della giustizia e sostenne una ripresa culturale (rinascenza carolingia) che si concretò nell’istituzione delle scuole vescovili e della scuola palatina, presso il palazzo reale di Aquisgrana, riservata ai figli dell’aristocrazia, destinati a formare la futura classe dirigente dello Stato. Grazie all’iniziativa di Carlo Magno ripresero gli studi classici e si adottò un tipo di scrittura pi semplice e pi facilmente leggibile.

Nascita della società feudale

Con Carlo Magno ed i suoi successori nasce la società feudale, caratterizzata da rapporti politici basati sulla fedeltà personale e sulla concessione di terre. Tale sistema era stato inaugurato da Carlo Martello, onde formare un’agguerrita cavalleria da opporre agli Arabi. Pipino e Carlo Magno ripresero tale consuetudine, fondata sulla concessione, da parte del sovrano, di un beneficio (feudo) ad un suo fedele che si dichiarava vassallo. Il beneficio non era ereditario ed il vassallo doveva combattere per l’imperatore, fornire uomini armati, scorte e tributi. Quando il feudo era molto vasto il vassallo poteva assegnarne una parte a uomini di sua fiducia (valvassori) e questi a loro volta potevano assegnare parte dei territori ricevuti ai valvassini.

Gli Stati nazionali in occidente

Alla fine dell'
VIII secolo, dopo le invasioni barbariche e la breve riconquista operata da Giustiniano, si consolidarono il regno dei Franchi a occidente; il regno dei Longobardi nell'Italia settentrionale; l'Impero Bizantino nel sud dell'Italia e nei Balcani. La Chiesa si riorganizzò e grazie al prestigio politico e morale e all’accentramento esercitò un fermo controllo sulla popolazione. L'unità dell’impero carolingio fu ben presto minata dalle lotte fra i successori e dalle spinte disgregatrici delle aristocrazie. Nell'XI secolo, in Europa si verificò un notevole sviluppo economico, frutto della rivoluzione agraria, della ripresa degli scambi commerciali e di un rinnovamento culturale, nato nelle università e nei monasteri. Ungari, Cechi e Polacchi si stanziarono nelle regioni dell'Europa centrale e si convertirono al cristianesimo, creando una barriera difensiva contro i nomadi delle steppe. Il cuore dell'Europa era l'Occidente plasmato dal sistema feudale e riorganizzatosi in unità politiche su base regionale o nazionale: comuni, signorie, stati regionali, città-stato patrizie, repubbliche mercantili, regni nazionali. Tra queste forme di dominio le monarchie dinastiche con ampia giurisdizione territoriale erano destinate ad esercitare un ruolo preminente, grazie al monopolio della forza militare, all'assoggettamento del territorio, all'impiego di funzionari al servizio dello stato. Nel XIII secolo si svilupparono e si consolidarono gli stati nazionali di Francia, Inghilterra ed Aragona che riuscirono a superare i particolarismi dell’età feudale. I sovrani accentrarono l’amministrazione grazie a funzionari stipendiati, limitando l’arbitrio della nobiltà laica ed ecclesiastica. Non si trattava, però, di Stati moderni dove la fonte d’autorità unica ed inequivocabile e i cittadini, in linea di principio sono uguali di fronte alla legge, negli stati nazionali degli esordi, il sovrano, la Chiesa e le corporazioni erano le fonti d’autorità spesso un contrasto fra di loro, mentre esistevano forti sperequazioni tra i diritti delle differenti classi sociali, inoltre i sovrani avevano ancora una concezione patrimoniale dello stato (lo stato considerato proprietà privata del sovrano). Le aspirazioni universalistiche dell’impero e del papato erano ormai avvertite come anacronistiche e messe in discussione. In Italia analoga funzione fu svolta dai Comuni e dalle Repubbliche Marinare, che affermarono la loro indipendenza politico-economica in conflitto con le forze tradizionali.

Regno d’Inghilterra

Nel 1035, muore re Canuto e si scatena la lotta tra Sassoni e Normanni, gli Anglosassoni portano al trono Edoardo il Confessore, cugino del padre di Guglielmo il Conquistatore, alla morte del quale la lotta per la successione si riaccende e sale al trono re Aroldo, figlio di Canuto. Aroldo, nel 1066, sconfitto ad Hastings da Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia (1027 - 1087), che nel 1086 fa redigere il catasto delle proprietà, fondamento dell’imposizione fiscale. Nel 1106, si stabilisce che un vescovo non può essere consacrato se prima non ha giurato fedeltà al sovrano come feudatario. Nel 1113, Enrico I conquista la Normandia ed il re di Francia Luigi VI riconosce la supremazia inglese su Bretagna e Maine, nel 1152, Eleonora di Poitou, erede di Aquitania ripudiata dal re di Francia Luigi VII e sposa Enrico Plantageneto, conte di Angiò cui porta in dote i propri possedimenti. Nel 1153, Enrico Plantageneto diviene re d’Inghilterra (Enrico II) iniziando la dinastia dei Plantageneti che uniscono alla corona inglese il possesso della Francia occidentale. Enrico II, tra il 1154 ed il 1189, consolida il regno imponendosi ai feudatari. L’Inghilterra mira ad espandersi sul continente. I figli di Enrico II, Riccardo Cuor di Leone (1157 - 1199) e Giovanni Senzaterra, non riuscirono a continuare la politica del Padre. Giovanni Senzaterra, perse quasi tutti i possedimenti francesi e, nel 1215, dovette sottoscrivere la Magna Charta libertatum, con la quale accettava il controllo della nobiltà e dell’alto clero. Tale documento il punto di partenza del processo storico che porta, nel 1689, all’affermarsi in Inghilterra della prima monarchia costituzionale.

Regno di Francia.

In Francia, Filippo II Augusto (1180 – 1223) riuscì a strappare molti territori a Giovanni Senzaterra ed a imporre il dominio francese sulle Fiandre, dove si lavoravano le lane inglesi. I successori continuarono la politica espansionistica e Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX conquistò l’Italia meridionale strappandola agli Svevi (battaglia di Benevento, contro Manfredi, figlio di Federico II, 1266).

Stati Iberici

Nella penisola Iberica, si affermarono i nuovi stati cristiani, impegnati nella lotta contro gli arabi. attaccati da Portogallo, Castiglia ed Aragona, i Musulmani dovettero retrocedere, alla fine del ‘400, restava in loro possesso solo il Regno di Granada.

Gli Arabi

Nel VI secolo, la penisola arabica era abitata da trib nomadi indipendenti. I beduini vivevano nel deserto allevando ovini e cammelli ed assaltando le carovane dei mercanti, erano politeisti ed il santuario della Mecca era un centro di incontro sia religioso sia commerciale. All’inizio del VII secolo, Maometto riuscì a fare degli Arabi una Nazione, fondando uno stato teocratico.

Maometto (570 – 632)

Per la vita di Maometto vedi: Maometto.

Quando Maometto morì nel 632, un suo discepolo ne raccolse la predicazione nel Corano che diventò non solo il libro sacro dell’Islam, ma anche la sua legge, perché nello Stato Islamico la sovranità appartiene a Dio.

Il Corano ordinava agli Arabi la “guerra santa” per diffondere la religione di Allah. I successori di Maometto, detti Califfi, iniziarono l’espansione territoriale, occuparono Gerusalemme e Damasco ed annientarono l’Impero Persiano. Costantinopoli fu assediata, ma nel 717 riuscì a distruggere la flotta araba, fermando l’espansione verso i Balcani. Nel 711, gli Arabi conquistarono la Spagna, ponendo fine al regno Visigoto, e passarono i Pirenei, ma nel 732 furono fermati a Poitiers dai Franchi di Carlo Martello. Nel Mediterraneo gli Arabi (detti Saraceni) conquistarono la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, un tratto della costa provenzale e parte della Calabria, della Puglia e della Campania. La diffusione del dominio arabo non fu solo frutto della loro organizzazione militare, fu anche favorita dal fatto che molte popolazioni, soggette ai Bizantini od ai Persiani, preferirono sottomettersi agli Arabi, piuttosto che pagare le fortissime tasse dai loro dominatori. Secondo la legge coranica, infatti, i convertiti ottenevano i pieni diritti civili ed erano tenuti solo al versamento delle elemosine, mentre, coloro che, come gli Ebrei, preferivano restare fedeli alla propria religione pagavano tasse non esorbitanti ed avevano diritti civili limitati. In Spagna gli Ebrei Sefarditi formarono una classe di mercanti che potevano, con reciproco vantaggio, commerciare i prodotti arabi nell’Europa centrale dove agli Arabi era proibito l’ingresso, ed importare in Spagna i prodotti centro - europei.

Gli Arabi portarono in Occidente dall’oriente nuove conoscenze e tecnologie (nuove tecniche agricole, alcune piante, mulino ad acqua e a vento, carta, lavorazione del legno, cuoio e tessuti, assegno e lettera di cambio, società d’affari, algebra e trigonometria, numerazione decimale, il concetto di zero, svilupparono la medicina, la chimica, l’astronomia, studiarono i grandi filosofie gli autori greci, trascrivendone le opere e, spesso, salvandole, crearono biblioteche ed università) furono famosi il medico Avicenna ed il filosofo Averro.

Classi sociali nelle zone conquistate dagli Arabi:

  1. Arabi conquistatori: avevano tutti i diritti politici e civili
  2. Musulmani convertiti: avevano tutti i diritti civili, ma non quelli politici, non pagavano tributi.
  3. Non musulmani: avevano diritti civili ridotti e pagavano tributi non eccessivi.
  4. Schiavi: erano servitori o soldati

Dalla morte di Maometto, nel 632, fino al 661 si succedettero alla guida dei musulmani quattro califfi elettivi che mantennero la capitale a Medina. Intorno al 661 i mussulmani si divisero in Sciiti (integralisti) e Sunniti (moderati). Nel 661 fu fondata la dinastia degli Ommiadi, il califfato divenne ereditario e la capitale fu spostata a Damasco: nel 750 prese il potere la dinastia degli Abbasidi e la capitale fu portata a Baghdad. Gli Abbasidi furono sconfitti dai Mongoli nel 1258 e, da allora ebbero solo potere religioso. Il decentramento della capitale favorì l’autonomia politica delle zone occidentali, dove si formarono degli emirati indipendenti.

I califfi elettivi

Maometto morì nel 632, dopo aver realizzato l'unità religiosa degli Arabi: ogni opposizione interna era stata battuta e già le prime spedizioni si avventuravano verso la Siria sfidando l'Impero Bizantino. Dopo la morte di Maometto, la certezza di una missione da compiere nel mondo circostante spinse gli Arabi ad una tumultuosa azione di conquista, dovuta di volta in volta alle iniziative di capi diversi che attaccarono l’impero Bizantino e quello Persiano alla testa dei loro piccoli ma veloci eserciti di cavalieri. Il primo successore di Maometto fu Abu Bekr (632 - 634), che ebbe il titolo di califfo, cio di vicario del Profeta. Abu Bekr regnò due anni, ma riuscì a domare i dissidi delle trib beduine pi indisciplinate e ad avviare l'espansione territoriale. Con il successivo califfo Omar (634 - 644) gli Arabi, dopo una serie di vittorie sui pur agguerriti eserciti bizantini, occuparono Damasco e Gerusalemme, e, nel 642, conquistarono l'impero persiano. Dopo la morte di Omar, sotto la guida del terzo califfo elettivo Othman (644~656) l’espansione continuò verso l'Armenia, e lungo la costa africana del Mediterraneo fino alla Tunisia. In quegli anni gli Arabi, che possedevano buone tradizioni marinare, si avventurarono anche nel cuore del Mediterraneo dove, battuta la flotta bizantina, occuparono Cipro. Iniziò così la talassocrazia araba.

All'immenso dominio costituitosi attorno all'area mediterranea era necessario dare strutture amministrative sempre pi ordinate e il califfo Othman affrontò tale compito. Stabiliì per gli infedeli un'imposta personale e una tassa fondiaria, mentre i musulmani e i convertiti all'islam pagavano una sola tassa, l'elemosina di stato; le terre abbandonate dai proprietari fuggiti di fronte all'avanzata araba passavano allo stato; i proprietari rimasti nelle loro sedi poterono invece conservare i loro campi, pagando la tassa fondiaria; venne anche istituito un efficiente organo amministrativo, che aveva il compito specifico di pagare il soldo ai combattenti.

Al tempo di Othman cominciarono a delinearsi contrasti e conflitti nel mondo arabo. Il califfo favorì i propri potenti famigliari, gli Ommiadi, concedendo loro il permesso, che appariva in contrasto con il Corano, di possedere terre. Contemporaneamente, poiché Othman aveva provveduto ad una rigida fissazione del testo coranico, si ribellarono i Qurrà, o recitatori del Libro sacro, che provocarono nel 656 una rivolta finita con l'assassinio dello stesso califfo.

Per alcuni anni il califfato fu retto da Alì, cugino e genero di Maometto, che dovette lottare contro gli Ommiadi ed affrontare alcune rivolte scismatiche, culminate nel 661 nell'assassinio dello stesso Alì, ucciso da un fanatico. L’uccisione di Alì causò la nascita della setta degli Sciiti (divisione), che consideravano Alì e suoi discendenti i legittimi successori di Maometto. Dal 661, fino al 750, il califfato diventò dinastico e fu retto da una serie di califfi appartenenti tutti alla famiglia degli Ommiadi.

L'impero arabo degli Ommiadi

Dalla città di Damasco, loro capitale, gli Ommiadi governarono l'impero arabo per quasi un secolo. Gli Ommiadi costituirono una vera dinastia. I califfi, perduto il carattere prettamente religioso dei califfi elettivi, erano adesso i veri capi politici di un immenso impero che dall'Oriente persiano si estendeva, agli inizi del secolo VIII, fino alla penisola iberica. Dalla metà del VII secolo alla metà dell’VIII, l’espansione continuò. Verso nord l'impero bizantino fu ripetutamente attaccato e Costantinopoli fu spesso in pericolo (cadde in mano ai Turchi maomettani di Maometto II, nel 1453). Verso Oriente gli Arabi giunsero fino al lago Aral e, pi a sud, raggiunsero il fiume Indo. Verso occidente, dopo aver occupata tutta l'Africa mediterranea, penetrarono nel 711 in Spagna, dove posero fine al Regno Visigoto. Con la dinastia ommiade, le flotte musulmane nel giro di poco tempo conquistarono Creta, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica. A causa della sua vastità l’impero, verso la metà dell’VIII secolo entrò in crisi. La dinastia degli Ommiadi dovette affrontare gli Sciiti e dei musulmani non arabi, insofferenti del sistema burocratico e fiscale con il quale gli Ommiadi controllavano l’impero. Il fanatico radicalismo sciita e l’ostilità dei musulmani orientali mani orientali, soprattutto persiani, provocarono la rivolta guidata dalla famiglia meccana degli Abbasidi che nel 750 sterminarono la famiglia degli Ommiadi. L’unico superstite si rifugiò in Spagna dove fu prescelto come emiro. I suoi discendenti, nel X secolo, rivendicarono il Califfato. Trasferita la capitale a Bagdad gli Abbasidi continuarono la politica espansionistica, ma diedero al loro dominio un carattere non pi specificamente arabo, bensì musulmano, in quanto si servirono soprattutto di una classe dirigente formata da iranici, curdi, turchi , berberi e spagnoli, mentre la tradizione araba fornì la necessaria coesione linguistica e religiosa.

Gli Arabi in Sicilia

La grande offensiva araba che investì il Mezzogiorno d'Italia nel corso dell'VIII e del IX secolo ebbe come protagonista la dinastia degli emiri Aghlabiti consolidatasi in quel periodo in Tunisia. L'ormai secolare tradizione di razzie dei Saraceni in Italia si inquadrò allora in un disegno pi ampio che mirava a contendere a Bisanzio e ai Longobardi il controllo delle città e regioni del sud ed in particolare della Sicilia. La penetrazione araba in Sicilia ebbe inizio nell'827, sostenuta dal nobile locale Eufemio in chiave anti-bizantina. Nell'isola, dopo la caduta di Palermo nell'831, sorse un emirato che, nell'899, tentò di rendersi indipendente da Tunisi e che durò pi di un secolo.

Mediante una lenta conquista prolungatasi per tutto il secolo e completata nel 902 con la caduta di Taormina, gli Arabi si insediarono in Sicilia stabilmente con una notevole immigrazione dal Nordafrica e una diffusa islamizzazione delle popolazioni italiche, soprattutto nella zona occidentale dell'isola. Nel resto del Meridione, ad eccezione per l'emirato di Bari, che peraltro non si orientò mai verso la costruzione di un dominio regionale, in Puglia e in Campania la presenza araba ebbe il significato solo di un'espansione corsara per la costruzione di basi a sostegno delle incursioni nell'entroterra e sui mari, né maggior fortuna ebbero i tentativi di espansione islamica verso la Calabria sul finire dell'VIII secolo. Il dominio arabo sulla Sicilia ebbe termine nel 1091 ad opera dei Normanni. Il periodo della dominazione araba ebbe influssi positivi sull'isola sia in campo economico (introduzione di forme di agricoltura specializzata e di avanzate tecniche di coltivazione, impulso ai commerci) sia in quello culturale (Palermo conobbe una splendida fioritura artistica).

I Normanni

Dopo la morte di Ludovico il Pio (840), gli eserciti provenienti dalla penisola danese continuarono a compiere razzie e saccheggi nelle regioni costiere dell'impero carolingio in decadenza, nella penisola iberica e in Provenza. Nel 911, con l'accordo di Saint-Clair-sur-Epte il re franco Carlo III il Semplice concedette in feudo al capo vichingo Rollone, stanziato sull'estuario della Senna, il primo lembo di quel vasto territorio della Francia settentrionale che da loro prese il nome di ducato di Normandia.

L'impero danese

Nell'XI secolo il re Canuto II creò un impero scandinavo del Mare del Nord, comprendente Inghilterra, Danimarca e Norvegia. Avventurieri norvegesi e danesi sottomisero l'intera Inghilterra settentrionale e vi si stabilirono come agricoltori e commercianti, fondando grandi città mercantili come York. Conquistarono poi le Shetland, le Orcadi, le Ebridi e buona parte della terraferma scozzese, mentre in Irlanda fondarono vari centri, tra cui Dublino. Di lì partirono per esplorare e popolare le terre disabitate dell'Atlantico (le isole Fær Øer, l'Islanda, la Groenlandia). È quasi certo che nel 986 ca. il navigatore vichingo Bjarni Herjólfsson abbia avvistato la costa orientale dell'America settentrionale, cui diede il nome di Vinland, scoprendo il Nuovo Mondo ben cinquecento anni prima di Cristoforo Colombo. L'impero danese creato da Canuto ebbe breve durata e i popoli scandinavi, cristianizzati non prima dell'XI secolo, quando cominciarono a formarsi dei regni abbastanza stabili in Danimarca, Svezia e Norvegia, ebbero un ruolo di protagonisti soltanto dopo la Riforma protestante, nel XVII secolo. Ma l'influenza vichinga sulla storia d'Europa fu ugualmente immensa, a oriente grazie ai variaghi e a occidente ai normanni.

I Variaghi a est

Tra l'800 e l'850 le trib scandinave meridionali, che i finnici chiamavano variaghi, creando una serie di fortezze intorno al lago Ladoga soggiogarono le trib slave e le aprirono ai commerci. Il capo Rjurik, chiamato a dirimere una contesa tra slavi e finnici a Novgorod, le riunì in un principato e i suoi seguaci Hoskuld e Dyrl, scesi sulla "via dai variaghi ai greci", fondarono il principato di Kiev e minacciarono Costantinopoli (vedi Bisanzio). Il loro successore Igor (912-945), fermato dai bizantini, si convertì al cristianesimo nella forma ortodossa. Quindi, con dure lotte intestine e contro bizantini, cazari e bulgari, Vladimiro I il Santo (978-1015) e Jaroslav il Saggio (1019-1054) unificarono i principati, dando vita alla Russia, che, pur stentando a lungo ad avere vita unitaria, garantì davanti alle invasioni mongole e turche e al crollo dell'impero bizantino, la sopravvivenza della religione greco-ortodossa e del patriarcato, cio di quella cultura che fa tuttora considerare le terre e i popoli russi appartenenti all'Europa.

Espansione normanna a ovest

Dalla Normandia il duca Guglielmo conquistò l'Inghilterra, su cui vantava diritti in quanto lontano erede di Canuto il Grande, sconfiggendo a Hastings il re Aroldo II. Da allora i feudatari normanni, che erano ormai francesizzati, modellarono sull'esempio franco la società e il regno inglesi, dando una forte impronta anche alla lingua, frutto di una duttile mescolanza di anglosassone (germanico) e di francese (neolatino). Alla corte anglo-francese normanna si sviluppò il ciclo di chansons de geste in francese antico che, poiché ambientato in Britannia (cio in Inghilterra), va impropriamente sotto il nome di "ciclo brettone". L'assunzione della corona d'Inghilterra da parte dei duchi di Normandia creò il paradosso per cui il re d'Inghilterra si trovò a essere feudatario del re di Francia, fatto che avrebbe poi contribuito a scatenare la guerra dei Cent'anni.

Espansione normanna a sud

Dalla Normandia veniva anche, qualche anno prima, il condottiero Rainulfo Drengot, che si pose al servizio dei duchi longobardi di Napoli e principi di Capua, dai quali ebbe in feudo nel 1027 la contea di Aversa. Di qui egli partì alla conquista di Amalfi e Gaeta, fiorenti città marinare. Ben presto fu raggiunto dai fratelli Altavilla, feudatari minori di Hauteville-le-Guichard, che si inserirono con intraprendenza e astuzia nelle contese feudali dell'Italia meridionale fino a ottenere dal papa i ducati di Puglia e Calabria con Roberto il Guiscardo (1057-1085), mentre suo fratello Ruggero (1062-1101) scacciava dalla Sicilia gli arabi e otteneva dal papa il titolo di conte; suo figlio Ruggero II, domando ogni contesa feudale, trasformò la Sicilia in regno nel 1130, unificando tutta l'Italia meridionale. Di questa i normanni fecero un trampolino per ampliare i propri domini anche di là del mare. Un altro Altavilla, Boemondo, duca di Taranto, li guidò nella prima crociata in Siria, dove nel 1099 conquistò Antiochia, facendone un principato, retto dai suoi eredi fino al 1268. Anche in Italia meridionale e in Sicilia, come nelle altre terre in cui erano penetrati gli antichi vichinghi, i normanni finirono per mescolarsi definitivamente alla popolazione locale, ma lasciandovi un'impronta profonda sia nell'organizzazione sociale (tipico esempio le baronie) sia nella cultura, soprattutto con l'eccezionale fioritura della "scuola siciliana" alla corte dello svevo-normanno Federico II a Palermo (1198-1250), dove per la prima volta il volgare italiano assumeva dignità culturale.

Federico II

La politica di ristabilimento dell'autorità imperiale sugli altri poteri politici, sulla Chiesa e sui comuni perseguita da Federico Barbarossa fu ripresa dal figlio Enrico VI, che aveva sposato Costanza d'Altavilla erede del trono normanno di Sicilia, ma la sua morte improvvisa ne impedì la realizzazione, provocando un periodo di eclisse della potenza della casa imperiale di Svevia. Alla morte di Enrico VI, il figlio Federico, a soli quattro anni, fu proclamato re di Sicilia (1198) sotto la reggenza della madre, Costanza d'Altavilla. Costanza, vedova di Enrico VI, riconobbe la signoria feudale del papa, con il quale concluse un concordato rinunziando all'impero per conto di Federico ed affidando al papa la reggenza per il figlio e poco dopo morì. Appoggiato dal papa, che per arginare l'eccessiva potenza del regno di Germania si era fatto promettere che egli non avrebbe mai riunito le corone di Germania e di Sicilia, nel 1212 Federico fu eletto re di Germania e, nel 1220, fu consacrato imperatore da papa Onorio III, dopo aver promesso di tenere fede agli impegni assunti con il suo predecessore. Avendo poi disatteso le promesse di partecipazione alle crociate, fu scomunicato dal nuovo papa Gregorio IX, ma nel 1228 guidò una spedizione in Terrasanta e con un accordo diplomatico ottenne la restituzione di Gerusalemme (V crociata).

Raffinato e moderno uomo di cultura, oltre che abile politico e esperto diplomatico, lasciò in Germania larga autonomia ai grandi feudatari, rivolgendo il suo interesse soprattutto all'Italia meridionale. Valendosi di validi collaboratori e di una solida e rinnovata burocrazia, diede al regno di Sicilia un nuovo assetto amministrativo ed economico, combatté le autonomie dei vescovi, dei baroni e delle città, fondò una importante università a Napoli (1224) e stabilì la sua corte, ricca e raffinata, a Palermo. Qui, luogo di incontro di tradizioni culturali arabe, ebraiche e greche, nacque la prima scuola poetica in lingua volgare, detta Scuola siciliana, della quale lo stesso imperatore fece parte. Nel 1231, con le Costituzioni di Melfi, raccolta di leggi in parte da lui emanate, gettò le basi in Sicilia di uno stato accentrato, permeato dalle idee dell'assolutismo regio. Sostenitore dei ghibellini, tentò di ricondurre all'obbedienza i comuni del nord Italia, e nel 1237 sconfisse a Cortenuova una seconda lega lombarda, annullando poi le disposizioni della pace di Costanza siglata dal nonno Federico Barbarossa e sottomettendo i comuni dell'Italia centrale e settentrionale al controllo di funzionari imperiali. Nuovamente scomunicato (1239) e poi deposto (1245) da papa Innocenzo IV, fu duramente sconfitto dai comuni a Parma nel 1248 e a Fossalta nel 1249. Morì dopo aver designato come erede il figlio Corrado IV re dei Romani.

Manfredi (1232 - 1266), principe di Taranto, figlio naturale di Federico II, alla morte del padre (1250) divenne reggente sul trono di Sicilia per il fratellastro Corrado IV, che si trovava in Germania. La sua reggenza fu osteggiata da papa Innocenzo IV, che aveva scomunicato Federico II e si era battuto per l'affermazione del potere temporale della Chiesa sull'impero. Alla morte di Corrado, nel 1254, Manfredi accettò la reggenza della Sicilia per il nipote Corradino, ma il nuovo pontefice Alessandro IV lo scomunicò ed egli dalla Puglia, con l'aiuto di truppe saracene, dichiarò guerra al papa. Nel 1257 sconfisse l'esercito del papa e il 10 agosto 1258, dopo aver diffuso la falsa notizia che Corradino era morto, fu incoronato a Palermo re di Sicilia (1258-1266). Insediatosi sul trono proseguì la politica del padre e cercò di tessere alleanze prendendo posizione all'interno di ogni faida cittadina o nobiliare. Dopo essere stato scomunicato da papa Alessandro una seconda volta, si schierò in Toscana con i ghibellini e prese parte alla battaglia di Montaperti (1260) che si concluse con una grave sconfitta per i guelfi. Per rafforzare la propria posizione combinò il matrimonio tra la figlia Costanza e l'infante Pietro d'Aragona. La scomunica gli fu rinnovata dal nuovo papa, Urbano IV, il quale si appellò al conte Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, e forte del suo sostegno bandì una crociata contro Manfredi. Il conte scese in Italia e nella battaglia di Benevento (1266) Manfredi fu sconfitto e ucciso. Manfredi, uomo di non comuni doti intellettuali e poeta, fu un generoso mecenate e accolse alla sua corte scienziati, poeti e artisti. Fece tradurre numerosi testi dall'arabo e dal greco e scrisse versi in volgare.


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